FRIZIONE – FRENI E FAP – UNA BANALE STORIA DI AMICIZIA – 2

Mi è stato detto spesso: ” A vit è n’affacciat a na finest”… la vita è un’affacciata alla finestra. Ho compreso perfettamente il significato di quella frase. Quel giorno mi è stato ancora di piu’ chiaro.

Lasciato il locale, “075” il sole aveva lasciato lo spazio alla luna, e le stelle avevano ricoperto il cielo di Roma. La zona in cui mi trovavo, Circo Massimo, ha delle zone d’ombra, per meglio dire, dove la luce artificiale impatta poco sull’ambiente circostante, e le stelle, puoi vederle alzando semplicemente lo sguardo.

Decisi di accomodarmi sulle scalette, e quasi inconsciamente cercai una canzone che mi regalò un sorriso ” Certe notti” di Ligabue, la colonna sonora di estati meravigliose.

Alzai lo sguardo alle stelle, “non si puo’ restare soli certe notti qui…… ci vediamo da Mario prima o poi!”.

Un’ inevitabile lacrima dispettosa, corse leggera sul mio viso, la rimossi con rabbia dalla guancia, non era il suo momento.

Ormai ero lì da ore, avvolta dall’abbraccio della notte, lo sguardo costante alle stelle, chissà forse per individuarne una in particolare, ma iniziai a fare un gioco. Iniziai ad unire le stelle creando dei disegni, come quel gioco che si trova sulla settimana enigmistica, credo si chiami “pista cifrata2, in cui bisogna seguire i numeri ed unirli per creare una figura.

Un furgoncino, quello che usavamo per le nostre trasferte… un costume quelli che indossavo durante le sfilate, le note musicali…le passerelle…. mani che applaudono…premi, coppe , targhe…sorrisi… in ognuno di quei disegni c’era qualcosa che mi ricordava un evento, anzi un attimo meraviglioso di gioia.

Nonostante non avessi alcuna voglia di rientrare, sollevai il culo dalle scale e mi diressi verso il motorino parcheggiato poco distante…Intanto scrivevo messaggi a Savio che mi aggiornava…e nell’ultimo messaggio :”Mi organizzo passo a prendere te ed Antonio a Roma”, senza esitare risposi ” Ok”.

Il rientro a casa fu strano, mi sentii vuota, mi lanciai sul divano e cercai alcuni messaggi della nostra chat  “Miss mia cara Miss”, (noi c’eravamo conosciuti proprio grazie ad un concorso di bellezza ” Miss Tirreno”). Quella chat era un disastro non c’era una frase senza una parolaccia o doppi sensi… o senza qualcosa che non si riferisse al mio fondoschiena…un modo di scherzare solo nostro, una complicità unica. Ne avevo già parlato in un altro racconto A 21, un’amicizia con la A maiuscola, che prontamente ripescai nel mio blog e rilessi.

Il campanello suonò, alla porta Savio.

Era lì, stanco gli occhi persi, doveva riposare. Dopo qualche chiacchiera gli dissi che era ora che andasse a dormire, mi rispose che si sarebbe dato prima una rinfrescata.

Stavo smanettando con il telecomando per trovare qualcosa che potesse attirare la mia attenzione, ovviamente non trovai nulla… ma qualcosa invece dopo poco ….accadde.

Vidi uscire Savio dal bagno, che indossava il suo pigiama e…il mio sguardo cadde sulle ciabatte.

Esplosi in una risata fragorosa. Non riuscivo a respirare, non riuscivo a parlare… La faccia di Savio era quella di Salvatore, basita, non capiva cosa avesse causato quella risata.

Le ciabatte… quelle ciabatte erano…mostruose.

Tra un sorriso e l’altro provai a spiegargli che quelle ciabatte erano orribili, gli davano un’aria da anziano signore in pensione… Savio era perplesso.

Si lo so, forse io sono l’estremo opposto, che invece sono sempre scalza e odio ciabatte e pigiami, ma quelle ciabatte …

Savio con qualche battuta, di quelle che solo noi possiamo comprendere, si tirò fuori da un leggero imbarazzo e disse:

“Metti la sveglia”.

Cosi’ feci posizionai la sveglia alle 4.00 del mattino continuai a pensare a quelle ciabatte.. continuai a ridere in silenzio.. erano proprio brutte. Ringrazia però quelle ciabatte che mi avevano alleggerito il cuore, in qualche modo.

Non chiusi occhio quella notte,

La sveglia suonò alle 4.00 del mattino.

Si parte: destinazione Bottanugo. 

to be continued

 

The Sun’s Smile