Il Concerto

 Ventiquattro settembre 1996, primo pomeriggio, una monovolume, il sole riflette sui vetri oscurati dei finestrini, solo un piccolo spazio aperto separa l’interno dall’esterno… quello spazio ci permette di intravedere la visiera di un cappellino verde militare.. questo basta per farci battere il cuore.

Domenico mi aveva fatto dono di tre biglietti per un concerto… non starò qui a raccontare le motivazioni… l’amicizia era anche questo, donare per non ricevere nulla in cambio, o per aver già ricevuto e aver desiderio di ricambiare….ma andiamo avanti.

Un lontano pomeriggio in cui la terra Felix era baciata dal sorriso del sole, tre giovani donne stanno per vivere un giorno che non avrebbero più dimenticato, che avrebbero raccontato ai propri figli, come un momento d’oro della loro vita, come qualcosa di meravigliosamente magico, ed irripetibile.

Io ero una di quelle giovani donne.

L’intera giornata dedita a quell’unico evento. La scelta dei vestiti, chi avrebbe guidato l’auto , dove avremmo potuto parcheggiarla, l’orario preciso in cui partire. Tutto studiato in ogni particolare.

Napoli attendeva il nostro arrivo. Parcheggiata l’auto in viale Guglielmo Marconi, in prossimità degli studi rai, non facciamo in tempo a premere  il tasto di chiusura  del telecomandino della Rover di mamma, che un auto scura attira la nostra attenzione. I nostri occhi puntano un piccolo spazio d’aria causato dal finestrino leggermente abbassato, alla ricerca di un indizio…

Quel cappellino verde militare inconfondibile segnale, che quell’auto trasportava personaggi di calibro pesante.

Il nostro entusiasmo incontenibile, ci porta all’ingresso dello stadio, quasi senza che potessimo renderci conto della strada percorsa.

Ed eccolo, davanti a noi,  meravigliosamente immenso… il luogo sacro di tutto il popolo napoletano.  Il nostro sguardo non riusciva ad andare oltre le alte pareti, quelle pareti che avevano assorbito le vibrazioni della curva sud, ad un goal del ” Pibe de oro”. I cancelli di metallo sembravano intonare ” O’ Sole Mio”… Riuscivo a sentire sulla mia pelle l’aria spostata dalla “Ola” fatta dai migliaia di tifosi all’annuncio della squadra in campo…

Il ” San Paolo”, ora si preparava ad  accogliere anche noi.

Dopo aver dimostrato ai vari Stuart dei vari gates, la nostra incapacità nel trovare l’ingresso indicato sul nostro biglietto, ci accodiamo, per intuizione, alla grande folla che si era addensata  all’ ingresso principale. Seguiamo la fila e finalmente dopo aver mostrato il biglietto e fatto i controlli di rito ci lanciamo alla ricerca del nostro posto.

La vista era stupenda. Migliaia di persone in attesa di accogliere l’energia sprigionata dalla voce di un’unica persona.

Non facciamo che meravigliarci per ogni piccolo dettaglio, il tecnico sul palco, le luci, il sound check, il fischio del microfono…  Ci chiediamo mille cose.. “chissà con quale canzone inizia, chissà se ci saranno degli ospiti a sorpresa”. I “chissà”…. si sprecavano fino a quando non ci viene annunciato il gruppo spalla… ovvero il gruppo semi sconosciuto che apre il concerto intrattenendo il pubblico preparandolo all’evento.

Poi finalmente calano le luci, un boato da fare paura al Vesuvio, raggi di luce sparati sul palco con un ritmo intenso…e le prime note…

Tutti in piedi e brividi sulla pelle….

” Come è cominciata io non saprei la voglia infinita di te….”

Quella voce un po’ nasale che avremmo riconosciuto ovunque ci entra nel sangue e ci esalta fino a perdere le inibizioni dovute alla nostra timidezza…Una folla ed un’unica voce ad accompagnare Eros Ramazzotti in questo concerto.

La gioia non poteva essere contenuta, e arrivate fin lì, non ne avevamo nessuna intenzione.

Era il nostro primo concerto insieme, ed il nostro primo in assoluto.

Le canzoni dell’album si susseguivano una dietro l’altra, e noi a squarciagola volevamo far sentire anche la nostra presenza.

“Ciao Napoli”….

Lo stadio tremò…e un segno indelebile inciso nel mio cuore.

Un carico di strepitosa energia in ogni nota. Emozione unica quando nei mega schermi posti ai lati del palco vengono proiettate immagini di un visino dolce ….e poco a poco il pianoforte si fa spazio con le note di “L’aurora”.

Quelle immagini e quelle note hanno creato un mix magico, ci hanno fatto sentire parte della sua famiglia… noi ci sentivamo la sua famiglia…quella di Eros…

Come topolini incantati dalle note del pifferaio magico, seguiamo le note di ogni canzone , lanciandoci qualche sguardo e qualche sorriso felice e soddisfatto nel mentre….

Quella notte lo Stadio San Paolo si illuminava di energia pura…di voci, di sorrisi, di lacrime di gioia..

Michela, Sonia ed io non abbiamo perso un solo istante di quel giorno, non un solo respiro, non una sola nota…tutto custodito nei nostri sguardi, nei nostri ricordi. Tutto ritorna sulla pelle quando per caso in Tv si parla di Lui del nostro idolo della Terra promessa, di quel poeta che sembra raccontare le nostre vite…nelle sue canzoni….

Ti porto dove c’ è musica, cantava… e la sua musica ha accompagnato un bel pezzo della nostra vita…

Oggi abbiamo provato  a raccontare quella notte, Sonia ai suoi figli, Michela ai suoi, ed io a miei nipoti….ma Violetta, e Rovazzi hanno una forza di persuasione che le vibrazioni del ” nostro concerto” non hanno… Peccato.. intanto aggrappate a quei ricordi il sole di quel pomeriggio continua a sorriderci….

 

Don’t forget to smile

 

Raf