Wana Wana

Una splendida giornata di sole a C.mare di Stabia.
Mi piace tornare a casa ed essere accolta dai monti, che con la loro maestosità mi salutano con un inchino in città. Il vento ed il mare complici al mio arrivo. Il vento smuove le acque che emanano quel profumo, che si muove tra i palazzi, nelle strade, il profumo che ti inebria e ti fa sentire viva.
Intorno gente che corre a destra e a manca, impegnata a fare questa o quella commissione. Al bar un gruppo di vecchietti discute animatamente, politica? calcio? non saprei ma è un argomento che sta loro a cuore, tra un ” E Capit e chist è o fatt” e ” Chill ten e corn” passa sempre un tiro di sigaretta accompagnato da un caffè bollente.
I mercatini gremiti di persone a cercare  l’occasione del giorno, il pesce fresco. La frutta per la nonna si compra da Armando, ci pensa lui, tutto ad 1 euro. Chiedi un kg di mele e vai via  anche con limoni, insalata e banane, da Armando la generosità e la qualità sono di casa, la gente apprezza la sua gentilezza e se non si ha necessità di comprare nulla, non importa:”Buongiorno Armando ci vediamo domani agg ia pija a scarol” ( Buongiorno Armando ci vediamo domani, devo prendere la scarola).
La maestosa struttura che mi aveva accompagnata per 5 anni, nel percorso più importante della mia vita, ora è diventata, ai miei occhi, un semplice palazzo ” Liceo classico Plinio Seniore”. Un gruppetto di ragazzi sosta all’ingresso con quel vocabolario che ha messo a dura prova la muscolatura della mia schiena, “IL” vocabolario da cui mi aspettavo di trovare suggerimenti o pezzi di versione tradotti, visto il prezzo ed il peso, si limitava a darmi singoli significati, l’ho odiato, ma ora non era più affar mio…mi ritrovavo però negli occhi di quelle giovani ragazze che con lo sguardo smarrito chiedevano conforto ed un confronto con il secchione di turno, che sebbene avesse finito con 15 minuti di anticipo sulle due ore  stabilite, non aveva avuto il tempo di passare la versione, perché… perché… non l’ ho mai capito.
Le strade intorno al liceo erano state consumate dalle suole delle mie scarpe ogni giorno per 5 anni, anche quando non era giorno di scuola, con gli amici l’appuntamento era ” NCopp o liceo” (davanti al Liceo).
Il traffico in questa zona è sempre presente, i motorini contribuiscono al caos, inserendosi da ogni lato della strada, fermandosi poi dal tabaccaio.” Eugenio” che una volta era un semplice tabacchi adibito alla vendita di sigarette e qualche caramella, ora è diventato anche un centro scommesse, che governa su Piazza Spartaco.
In questa piazza cuore della città ho visto cambiamenti continui. La ” Standa” diventata prima un “Pam” ed ora un immenso negozio acquistato da cinesi. I semplici bar diventati sale da the. Tonino “O pescator” e Nando “re frutti e mar” sono ancora da anni un punto di riferimento per acquistare il pesce fresco a buon prezzo, ma qualcosa qui è cambiato…
manca proprio un pezzo.
Anche l’odore nell’aria è diverso…
Quell’angolo  è vuoto!
Il carretto di WANA WANA non c’è più.

Vestito in bianco, berretto da chef, grembiule, baffetto messicano era Vincenzo Amore.
Vincenzo aveva un carretto ambulante dove friggeva pizzette, panzerotti ed i famosi sgagliozzi (pezzi di polenta fritti), il profumo delle sue fritture riempiva la piazza, ed era impossibile non rispondere a quel richiamo…
Ormai era un’istituzione a Piazza Spartaco. I suoi panzerotti, che oggi chiamiamo Street food, donavano un senso di appagamento e se avevi trascorso una brutta giornata scolastica, le pizzette di WANA WANA ti ridavano il sorriso.
Ero piccola quando lo vidi per la prima volta e assaporai le sue pizzette.
Ero incuriosita da quel personaggio dal viso dolce ma di corporatura possente e da quel carretto che magicamente sfornava del cibo delizioso, quel nome WANA WANA cosa significava? Mia madre non era solita comprarmi del cibo per strada, ma quella volta fece un’eccezione.
Questo simpatico grosso uomo alla quale mia madre chiese ” Un cuppettiello misto“, aveva una certa destrezza con la paletta.

Il profumo della frittura era fortissimo, i sensi diventavano più acuti.
Vincenzo dapprima immerse i panzerotti crudi nell’olio bollente, poi prese un foglio di carta di quelli che si usano in salumeria, donandogli una forma di cono, all’interno del quale avrebbe poi appoggiato la frittura pronta. Trascorso qualche minuto, raccolse i panzerotti dall’olio, lasciò che l’olio in eccesso scivolasse via per qualche minuto e poi ripose il tutto nel cono di carta.
” Ecco fatto Piccire’” e mi consegnò ” o cuppetiell” ripieno di cose meravigliose.
La frittura dorata, fumante, croccante.
I panzerotti con il cuore morbido ed il prezzemolo che donava all’impasto ancora più sapore.
Vincenzo però, se nei periodi freddi ci riscaldava il cuore con la sua frittura, in estate trasformava il suo carretto in punto di rinfresco con le sue granite, esclusivamente fatte con il limone fresco.
Era una costante.
Ecco cosa mancava, quella costante.
Quel carretto non c’è piu’ a Piazza Spartaco.
Quell’ angolo è rimasto vuoto. Nessun altro carretto, nessun altro negozio, nessun cinese, potrà mai riempirlo. Wana Wana ora frigge pizzette lassù…chissà…

Raf
Dont’ forget to smile

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