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Il momento prima dell’inizio

In un tempo lontano, quando si era all’avanguardia nel possedere un videoregistratore, mia sorella ed io incuriosite da una videocassetta la cui copertina metteva in evidenza una splendida ragazza, ci intrufolammo nella stanza di zio Aldo in sua assenza, lui possedeva un videoregistratore, era il nostro “uomo all’avanguardia”.

Con un orecchio teso al balcone per scorgere eventuali voci e rumori, decidemmo di vedere quel film.

Fummo ipnotizzate da quelle immagini, da quella storia.

Affascinate da quella favola, ci ritrovammo ad esultare, a gioire, ad incazzarci per Vivian e a piangere quando finalmente riuscì a “salvare il suo Principe”. Quel film Indimenticabile “Pretty Woman” ci permise di sognare… e quel passante che diceva:” Benvenuti a Hollywood, qual è il vostro sogno, questa è Hollywood tutti vengono qui. Alcuni sogni si avverano altri no, ma questa è Hollywood si deve sognare, perciò continuate a sognare”!, ha fatto in modo che non smettessimo mai di farlo.

Pretty woman final

” Sono arrivata qui c’è il sole”.

Questo il mio primo sms per comunicare che stavo bene. Il sole aveva reso tutto perfetto.  Mi ripagava in pieno per le 12 ore buie e fredde trascorse in aereo e per i mille controlli effettuati prima di arrivare davanti a quella bandiera ricca di speranza che mi dava il benvenuto.

La stanchezza non rientrava nei miei programmi.

Vedere, sentire, afferrare, tutto ciò che quella città poteva regalarmi.

Condividevo sorrisi con il mio compagno di viaggio l’Avvocato, eravamo come due ragazzini durante la visita nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka.

Bagagli alla mano e trovata una macchina che ci potesse accompagnare al nostro motel, attraversammo Los Angeles nell’orario di punta, mai tempo fu speso nel migliore dei modi.

Mentre l’Avvocato tentava in maniera molto divertente di intraprendere una conversazione in lingua spagnola con il nostro autista Alvaro, messicano di origine, io godevo di quelle nuove immagini che si ponevano davanti ai miei occhi.

Il sole sorrideva sul mio viso e creava giochi di colore su insegne di fast food, centri commerciali, cartelloni pubblicitari giganti di ogni genere, rendendoli brillanti, accattivanti.

Il cielo mi sembrava così immenso.

Hollywood la destinazione finale.

Il nostro un Motel senza lode e senza infamia ma a due passi dalla “Walk of fame”.

Ad attenderci alla reception un fantastico coreano per il ceck-in e lui, il mio amico “ Paparazzo” Gigi.

Un abbraccio fotografò quell’istante.

Le alpi avevano diviso per tanto tempo i nostri corpi, Hollywood li aveva fatti rincontrare in quel meraviglioso gesto di calore umano. Con il cuore pieno di gioia non vedevo l’ora di farmi travolgere, di sentire, vedere e toccare quella città.

Dopo aver sistemato i bagagli e rilassata con una calda doccia ero pronta.

L’Avvocato, travolto dalla mia follia e da quella energia che mi avrebbe permesso di restare sveglia per ore, era stravolto, ma io non volevo perdere un solo istante di quel sogno che stava realizzandosi minuto dopo minuto.

Fuori dal Motel tipicamente americano, dopo aver attraversato un semaforo, mi ritrovai a calcare le orme di personaggi che avevano fatto dell’arte il proprio mestiere, quei marciapiedi che avevo visto in molti film, dove Pretty Woman aveva il suo “ufficio”, ora erano realtà.

Il mio animo leggero.
I miei occhi ad ogni passo venivano assaliti da immagini. Le stelle della Walk Of Fame, personaggi dei film della Marvel in posa per qualche scatto, persone alla ricerca delle impronte del proprio artista preferito. Tutto in movimento, tutto in fermento.

Il mio cuore si bloccò alla vista della famosa statua, un Oscar gigante, tappetto rosso, miriade di gente che stava lavorando per L’Evento Mondiale. Ancora flash davanti al Dolby Theatre, il mio immenso respiro e l’emozione di poter attraversare quell’arco che avrebbe condotto all’interno della sala centinaia di meravigliosi artisti.

L’avvocato ed io non riuscimmo ad esimerci dallo scattare foto, immortalare quelli che sarebbero poi diventati meravigliosi ricordi era fondamentale.

Raggiungemmo poi Gigi che aveva lavorato fino a quel momento.

Ci presentò dei suoi colleghi uno in particolare Eugenio, anche lui napoletano, con il quale si instaurò subito un certo feeling, come solo i napoletani sanno fare. In un paio d’ore sembrava ci conoscessimo da sempre. Le distanze ampie, le migliaia e migliaia di km che mi separavano da casa erano nulle. Il dialetto napoletano predominava in quello spazio sulla lingua del posto.

Quel primo giorno trascorse così …il mio animo aveva inciso tutto, nulla mi era sfuggito…sapevo che era solo l’inizio. L’avvocato in aereo mi disse una frase, non so se fosse farina del suo sacco o dell’ennesimo film visto per ingannare il tempo, ma la trovai adatta:” La parte più bella di ogni cosa è il momento prima dell’inizio”.
Ed io mi sentivo come se stessi vivendo sempre in quel ” momento”.

Raf

Dont’ forget to smile
To be continued

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