Notte

Il giorno tutto corre, tutto é intangibile, i respiri rincorrono il cuore, gli occhi non afferrano le immagini, tutto va.
Macchine, semafori rossi, motori accesi, traffico, scale, respiro affannato, sorrisi, computer, di nuovo scale, il cuore accelera i battiti, strette di mano, tic tac tic tac, invio, ricevi, stampa, scale, casco, moto, di corsa a casa, chiavi, ascensore, tonfo, chiavi, lancio delle scarpe e stop.
Stop!
1.30 am
il mondo per me, per ora si ferma, questo è il momento che amo di più. La quiete avvolge la città, il silenzio è rotto di tanto in tanto dalla nettezza urbana, che inizia il proprio lavoro, da un clacson impazzito e da un cane che abbaia al mondo la sua solitudine.
Morfeo può attendere.

La sedia verde sul balcone diventa il mio angolo di paradiso. Alzo le gambe al petto, le stringo forte e guardo lei. La luna questa notte è particolarmente brillante, illumina la mia penna che scivola sul foglio immacolato..
Finalmente la mia fronte si distende, le rughe si diradano, gli occhi iniziano a vedere.
L’aria frizzantina risveglia le cellule assopite e inizio un nuovo viaggio con me…..
Osservo.
Ascolto.
Sembra che l’universo di notte sia disposto a lasciarsi guardare, la sua bellezza e la sua meravigliosa perfezione mi travolgono come un’onda del mare in tempesta.
Ecco, ora i miei pensieri sono piu’ rumorosi, ora esigono di essere ascoltati, flussi di parole ed immagini fluiscono e si districano cercando il loro spazio.
Tutto inizia ad avere un senso.
La notte è così… il suo silenzio ti permette di ascoltare, di sentire il sangue fluire nel tuo corpo…
E’ furba ed è tua complice se vuoi, come degli amanti, delle idee folli, delle passioni impossibili, delle lacrime nascoste, dei mignoli che si cercano, delle gote rosse, dei respiri affannati, delle parole non dette, delle cose non fatte, delle sigarette mai spente.
Ti protegge  se lo desideri dall’abbagliante luce del giorno…
Sembrano attimi infiniti, una brezza di vento sfiora il mio viso , la luna cede  Il suo posto…
ed ecco si è fatto giorno.
Buio!
Don’t forget to smile
Raf
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Il Generale

“Lei è l’emblema della donna moderna…”
Ecco cosa mi ha detto il Generale quella mattina…

Le mie giornate iniziano apparentemente allo stesso modo, ma non quella mattina.
No! Quella mattina profumava di buono.
6.45 Mornig Flower, così la sveglia del mio fantastico Samsung S6 mi comunica che è ora di alzarmi.
Dopo aver stiracchiato bene la schiena, lotto con il cuscino per convincerlo a lasciare la mia faccia. La maggior parte delle volte perdo.
Radio, colazione, doccia, i tre riti (ci sarebbe anche la pipì, ma tralascio) per iniziare alla grande la giornata.
Preparato l’occorrente per l’ufficio ed il pranzo (rigorosamente scongelato la sera prima e preparato dalle sapienti mani di mammà), mi catapulto fuori della porta, con una mano chiudo a chiave, con l’altra pigio il pulsante dell’ascensore che non tarda ad arrivare, un tonfo annuncia la sua presenza al piano.
Per ingannare l’attesa durante il minuto di discesa, mi guardo allo specchio cercando di individuare chi sia la tizia riflessa, in fondo è anche per questo che hanno deciso di mettere degli specchi all’interno degli ascensori, no?
Il narcisismo sovrasta la claustrofobia, così tutto dura il tempo di un respiro, e..tonfo.

Il mio primo buongiorno va al portiere Sergio, che di buon mattino è nelle sue faccende affaccendato. Quella mattina però non era solo, a fargli compagnia c’era il Generale.

Il Generale è un anziano signore, ossatura robusta, pancetta in evidenza, capello brizzolato, uomo del nord, fiero ed orgoglioso di aver dedicato la sua vita all’esercito italiano, la sua andatura e il suo mento alto, il suo modo di gesticolare, ne sono la prova.
Trasferito a Roma per amore è ormai in pensione.
Il Generale cerca di mantenersi sempre in attività soprattutto durante le riunioni di condominio, in cui riesce a zittire tutti, anche nei momenti di caos più totale. Lui è Il Generale tutti sull’attenti!

Prima di allontanarmi lo saluto cordialmente e mi accingo a liberare il mio SH dalla catena, dopo un po’ una voce:
“Signorina!”, seguì una sonora risata, “che gioia lei è l’emblema della donna moderna”.
Fui spiazzata da quelle parole, ad essere sincera, proprio emblema non mi sentivo, ma il Generale mi incuriosì:
“Generale, grazie ma non credo…”, vi confesso, non sapevo cosa volesse dirmi, ma l’ho adorato, mi aveva chiamata “Signorina”.
“Sa signorina, io la osservo, vedo che è in pieno possesso del suo mezzo di locomozione” (che suonava, con il suo accento, “mezo di locomossione”), continuò:
” Ai miei tempi era impossibile vedere una donna guidare o stare a cavalcioni su di una vespetta, sempre entrambe le gambe su un lato… altri tempi, altri tempi, eh… lo si vede da come guida che è affar suo quella roba lì.”
Avreste dovuto vedere il viso del Generale mentre mi diceva queste cose.
I suoi occhi persi nel vuoto stavano attraversando a ritroso il tempo passato, il ricordo di un tempo vissuto ormai lontano. Poi all’improvviso, come il pesce sguizza per catturare la sua preda, il Generale puntò quegli occhi su di me e disse: “Signorina Grazie”.
“Generale, di cosa?”
“Il suo sorriso”.
Accipicchia forse avevo qualcosa nei denti, forse la marmellata di more…
Ecco, sentivo la mia pelle accaldarsi, sentivo le braccia e poi il collo, il viso colorarsi del colore del melograno maturo, imbarazzatissima, non capivo.
“Signorina, il suo sorriso mi regala gioia, mi illumina la giornata, è un soffio di vento fresco, un raggio di sole raggiunge il mio cuore tutte le volte che la vedo sorridere”.
Silenzio.
Il respiro titubante.
Bocca impastata, nessuna parola, nessun suono.
Ero un groviglio di emozioni, ero lusingata, sbalordita…
Un Uomo così apparentemente duro, impostato, dedito a dare ordini, si era soffermato su di un unico particolare, aveva dato attenzione all’impensabile, un sorriso.
Tutte le emozioni stavano prendendo una strada comune, un unico canale.
Si concentrarono in unica goccia piena di gioia, quella lacrima, che non tardò a solcare il mio viso.
…una sintesi perfetta di parole, che sarebbero state inutili e non sufficienti.
Il Generale notò anche quella lacrima e mi disse: “vede avevo ragione lei è proprio un raggio di sole”.
Quella mattina profumava di buono.
Dont’ forget to smile
Raf