The wish bracelet

Quel bracciale dei desideri… la mia speranza di aver preso il posto nel suo cuore.

Una giornata in cui il cielo di Roma era meravigliosamente terso, me ne stavo li’ distesa sul prato a godermi il mio tempo libero. Finalmente mi ero fermata per ascoltare i miei respiri. Qualche volta ne ho bisogno, spesso. Intorno a me la natura parlava e acuendo i sensi potevo sentirla. Il vento tra le foglie in bilico sui rami, qualche insetto che si faceva spazio nell’erba. Il tepore del sole conciliava il mio riposo, fino a quando una coppia di adolescenti attirò la mia attenzione. Lei sorrideva come se avesse avuto in dono un’altra vita, lui come se la stesse vivendo. Uno scambio di dolci sguardi e lui mise la mano destra nella tasca da cui estrasse un braccialetto di quelli fatti a mano di cotone colorato poi prese il polso di lei, dove con cura adagiò il bracciale e lo legò. Un’immagine bellissima, il sole faceva da cornice a quel gesto così perfetto, romantico…lei non smise mai di sorridere e donò un tenero bacio, timido, furtivo a quel ragazzo, come se con quel bracciale le loro vite fossero state unite per sempre…

Immediatamente mi resi conto di aver visto quel tipo di bracciale, ma quando…

Mentre i due adolescenti si allontanarono mano nella mano, mi sdraiai a fissare per quel che potevo il cielo…il mio sguardo mi condusse a quel giorno…il mio giorno perfetto.

La campanella dell’intervallo finalmente suonò Antonella ed io saltammo via dai banchi e iniziammo a gironzolare per la classe, e poi, come da nostra abitudine, andavamo in bagno, non soltanto per fare la pipì, ma per sbirciare nelle altre classi lungo il percorso prima di arrivare al bagno, questo prevedeva una lenta ma lenta camminata. Il bagno era il nostro quartier generale per confrontarci su chi avevamo visto..ed il piano da attuare per il ritorno, per farci notare prima di entrare in classe, dal ragazzino che ci interessava. Le strategie erano svariate, tipo sistemarsi il grembiule davanti all’ingresso di una classe in particolare, o offrire una bigbabol  (gomma da masticare)al primo essere umano che passava. Talvolta queste strategie avevano successo, talvolta fallivano miseramente.

 Poi un giorno lo notai, bruno, occhi scuri, sembrava più alto di me ed un sorriso che mi ghiacciava il sangue e mi mandava in disibilio il cuore: Luigi, classe seconda elementare sezione A, il bambino più bello della scuola per me, si avvicinò chiedendomi una bigbabol, impietrita come un’automa provai a mettere la mano nella tasca del grembiule, ma quello che estrassi fu solo una gomma per cancellare profumata alla fragola che gli porsi dicendo :

” Certo, tieni”…

Il mio sguardo dal suo viso passò sulla mia mano…arrossì e riposi la mano in tasca, alla ricerca di ciò che mi era stato chiesto…trovai…….il nulla…“Scusa le ho finite”, dissi con un sorriso falso  (pensai cavolo le ho finite proprio ora)….e la campanella che segnalava la fine dell’intervallo, mi salvò, corsi via più veloce del vento…Durante le due ore successive il mio corpo era in classe ma la mia testa era altrove, di tanto in tanto Anto mi dava dei pugni sotto il banco per farmi disincantare…cioè rimanevo con lo sguardo fisso nel vuoto e lei mi dava una botta per farmi rinvenire. I giorni seguenti evitavo di uscire, o prima di farlo mandavo Anto in avanscoperta. Ma non era facile rimanere defilata. Più cercavo di evitare di incontrare quello splendido sorriso, più me lo ritrovavo davanti…

Un giorno feci una scoperta. Alcune compagne di classe durante l’intervallo restavano sedute e preparavano dei bracciali che avrebbero regalato, in quel periodo erano ricercati e mi feci spiegare ogni cosa. Con il nastro adesivo fermavano sul banco tre ciuffi di cotone che precedentemente avevano tagliato prendendo la lunghezza del proprio polso, di tre colori diversi, poi iniziavano ad intrecciare per tutta la lunghezza fino a terminare il lavoro con un nodino per bloccare la treccia. Il risultato era carino, ed alcune delle mie compagne di classe ne indossavano svariate tipologie. Ma la cosa che di più attirò la mia attenzione fu la storia che si celava dietro quei bracciali…

“Allora io te lo faccio tu lo indossi,  ma te lo deve chiudere qualcuno che ti piace o la tua amica del cuore ed esprimi il desiderio che si avvera soltanto quando il bracciale si romperà da solo, se invece te lo strappa qualcuno che ti piace il desiderio che hai espresso si avvera prima, hai capito?”

Feci un cenno con la testa che non era identificabile con un Si ne con un No.

Non mi era ben chiaro il tutto, ma perché non provare. Il pomeriggio stesso dopo pranzo, presi alla nonna dei rocchetti di cotone e scegliendo l’azzurro il rosa ed il bianco inizia a tagliarne la quantità giusta per due bracciali. Non avevo il nastro adesivo e chiesi alla nonna di tenermi i tre ciuffetti di cotone per entrambi i bracciali.

“Nonna se mi vengono bene te ne regalo uno”

La nonna : “Eh a nonn nun te preoccupa’ c’aggia fa cu stu cos me da impicc” ( Non ti preoccupare che devo fare con questo coso, mi da fastidio). Molto bene, ma la nonna non uccise il mio entusiasmo.

I miei due bracciali in men che non si dica erano finiti. Mi sentivo soddisfatta. Avevo fatto un buon lavoro.

To Be Continued

Don’t Forget to Smile

Raf

 

 

 

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