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Enjoy

Ogni vacanza che si rispetti deve avere il proprio “tormentone”. Spesso è la musica che la fa da padrone imponendo un motivetto ascoltato in un determinato istante che ti ricorda quella determinata vacanza.
E’ stato così per il viaggio in Sardegna con Io ti Aspetto di Marco Mengoni, Sicilia Firestone,
per il viaggio in Florida con Wake Me Up di Avicii e per tante altre splendide vacanze.
I miei sensi erano in attesa di captare quello che poteva essere il ” tormentone” del mio viaggio nella città degli angeli.

Sveglia all’alba  causa del jet lag, in ogni caso dormire mi sembrava una perdita di tempo, sostavo all’ingresso della mia stanza quando ancora il sole non era alto e la luce appena accennata. Mi piaceva godere di quel momento tutto mio per assaporare ed immergermi nei profumi della città dei sogni ed ascoltare.
Quegli attimi di solitudine duravano poco.
Ad uno ad uno i compagni di quel folle viaggio levavano la testa dal cuscino ed un motel di Hollywood diventava un angolo di ” via riviera di Chiaja”  ( Napoli). Dopo aver bevuto uno di quei lunghi caffè, mangiato un “dunat”, ( meravigliose ciambelle ricoperte di dolce glassa) e   aver messo a punto l’organizzazione e le mete da visitare eravamo pronti: ero pronta per riempire i miei occhi ed incidere la mia anima.

Il sole stava prendendo possesso della sua posizione nel cielo e riscaldava i nostri cuori. L’Avvocato aveva deciso che il modo migliore per sentirsi parte di quella terra era esplorarla correndo. Attraversati uno o forse due semafori, ci dirigemmo verso un parco vicino “ Runyon Canyon Park”.

La strada sterrata e tutta in salita ci mise a dura prova, le intere giornate trascorse in ufficio a Roma non avevano sicuramente allenato le nostre gambe. L’entusiasmo e la curiosità di vivere quei luoghi non ci demotivò dalla piccola “scalata”, l’Avvocato impavido mi disse con occhio fiero:

” Raf io ora vado, vado forte”.

“Perfetto ci becchiamo su”, gli risposi, anche se immaginavo cosa sarebbe successo dopo poco.

L’Avvocato iniziò a correre, io a godermi ogni passo, ogni respiro.

La musica accompagnò quei momenti. Ero estasiata. Ero circondata dalla bellezza, la natura mi accompagnava in ogni passo. Ero attenta a scorgere tutti i particolari. Non volevo che mi sfuggisse nulla.

Molte persone erano lì in quel parco, giovani bellissime ragazze, che indossavano pantaloncini e top. I capelli sciolti, fluenti, in balia del movimento del corpo, i loro fisici perfetti.

I bellissimi, ma non in alta percentuale, uomini,che con il mento alto, occhiali da sole, falcata fiera mettevano in bella mostra quegli addominali quasi improbabili, scolpiti nella pietra.

Ho provato   una seria invidia in quei momenti e mi sentivo in colpa per aver mangiato patatine e nutella nei giorni precedenti guardando la tv. Trattenni il respiro per ritirare la pancia e continuai a camminare. Il sole iniziava a prendere pieno possesso della sua posizione. I suoi raggi iniziavano a scaldare la mia pelle. Piccole umide goccioline facevano capolino sulla mia fronte, intanto seguivo con lo sguardo l’Avvocato, le sue gambe non avrebbero retto a lungo con quel ritmo, con quelle salite. Dopo pochissimo si arrese inevitabilmente.

Più salivo, più alle mie spalle si palesava un paesaggio meraviglioso. Una distesa di manto verde. Un po’oltre, dove quasi lo sguardo non arrivava, perché protetta da una leggera foschia, la città vasta, immensa. Cercavo di catturare i particolari di quel posto facendo qualche foto, ma nulla sarebbe stato più efficace di ciò che percepivano i miei occhi.

Poi una panchina posta in un angolo del percorso.

Non potevo non fermarmi. Pensai che spesso ( sbagliando) viviamo come se fosse per sempre, dimenticandoci di vivere gli attimi, per cui decisi di sedermi su quella panchina per vivere quell’istante prezioso. Innanzi a me l’infinito.

Ripresi la passeggiata arrivando finalmente in cima, dove la curiosità mi spinse a guardare, o meglio a sbirciare dietro ad alcuni cancelli che proteggevano delle abitazioni meravigliose, speravo di incrociare lo sguardo di Leonardo di Caprio, Jon Kortajarena invece solo qualche cagnetto spaventato che cercava di intimorirmi.

Ritrovai il mio compagno di viaggio, stanco, affannato, con l’ego ferito dal percorso arduo.

Ripercorremmo insieme  la strada al contrario. Il tempo trascorso sembrava essere stato infinito, invece ci accorgemmo che erano soltanto le 9.30 am.

Dopo aver fatto una piccola sosta per reintegrare i liquidi, non persi occasione per prendere in giro l’Avvocato:
“Ma Raf era tosta”,

Chissà perché io lo sapevo.

Hollywood era in fermento. Sulla  “ Walk of Fame” erano in corso i preparativi per celebrare un grande artista italiano Ennio Morricone.

Una decina di uomini a lavoro, che di tanto intanto si gridavano: “ enjoy”, transenne posizionate, prova microfono, assegnazione dei posti e su di una panchina dall’altro lato della strada, vestiti di tutto punto, con giacca scura  e macchina fotografica alla mano, Gigi ed Eugenio, anche loro in attesa di immortalare l’evento.

Sebbene fossimo stanchi e sudati l’Avvocato ed io decidemmo di rimanere, non potevamo perderci quell’evento storico che avremmo potuto poi raccontare ai nostri nipoti.

Dopo un bel po’ di attesa il parterre iniziò a prendere vita.

La mia gioia esplose all’arrivo del Maestro, accompagnato dal mitico Quentin Tarantino.

La celebrazione per la consegna della stella sulla “ Walk Of Fame” al Maestro Morricone durò circa 1 ora, poi proseguimmo alla conquista della città.

Direzione Down town.

Red line, la linea rossa della metro ci avrebbe condotti nel cuore della città.

Ed eccola, maestosa, immensa, sovrana.

Altissime costruzioni, di cui spesso il mio sguardo non riusciva a scorgerne la punta, predominavano. Camminammo per ore, immettendoci in stradine più o meno solitarie, e constatando anche che Los Angeles non era solo Hollywood o Beverly Hills. Purtroppo molte zone della città erano alla deriva. Persone disagiate sostavano sui marciapiedi e li’ gli odori erano forti, decisi. I visi di quelle persone sono ben chiari nella mia mente. I loro occhi folli, tristi, arrabbiati sono qui con me ora.

Rientrammo nel nostro Motel pensierosi, e con molte domande alle quali non sarebbe mai stata data una risposta.

Una parola intanto vibrava spesso nell’aria della città degli angeli “Enjoy”.

Per qualsiasi cosa io chiedessi, per il cibo, per delle informazioni, le persone con un fantastico sorriso sulle labbra, alla fine mi dicevano: “Enjoy”.

Mi piaceva quella parola aveva un bel suono, sapeva di buono.

Lo avevo trovato! Il  “ tormentone” che attendevo.

“GODI”, ecco il significato letterario di “ Enjoy”.

Non poteva esserci altra parola per guidare questo viaggio. Godi!

 Godi per e di ogni cosa, per ogni momento, per ogni attimo, per ogni singolo respiro, per ogni tratto di strada, per ogni tramonto, per ogni sguardo, per ogni passo.
Era quello che stavo facendo.
Enjoyed life!

Raf

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