Il tempo delle mele

“La musica invade la stanza, ragazzi ballano come scimmie impazzite e urlano e chiacchierano in ogni angolo.
Il tempo di una limonata per dissetarmi per poi riprendere le danze, ma questa volta è diverso.Qualcuno mi appoggia sul capo delle cuffie che diffondono note dolcissime, un sorriso sul mio volto e lui, il mio principe azzurro, il mio amore assoluto, mi tiene stretta in un lento.

Isolati dal resto della festa, isolati dal resto del mondo, non abbiamo bisogno di null’altro, se non di noi e di quella musica….”

Antonella mi scuote chiedendomi di smettere di sognare e che il film “Il tempo delle mele” è solo un film e che non ero l’attrice protagonista.
Le mie fantasie distrutte in un momento, dalla voce della realtà. Ma non mi arresi. Da lì a qualche giorno sarebbe stato il mio compleanno. Allora pensai che a volte, se ci credi, i sogni si realizzano, bisognava procurarsi i mezzi.

Chiesi in regalo un walkman, proprio come quello che avevo visto in quel film, “bisognava dare una mano alla fortuna”, pensai, il principe azzurro aveva bisogno di aiuto.

Il tanto atteso regalo arrivò.

L’emozione mi pervase al momento di scartare il regalo. Adoravo la carta che si strappava sotto le mie mani con quel rumore unico ed inconfondibile.

Eccolo il mio primo Walkman.
Custodito da un involucro di cartone, era leggero come il mio cuore in quel momento. Intravedevo le cuffie poste in un angolo della confezione.

Avevo la musica nelle mie mani.
Il mio mini stereo portatile era di due colori, insolito per un walkman, era giallo e lo sportellino per inserire la cassetta, verde acqua. I tasti Play , Rewind, e Forward neri. Le cuffie avevano la spugnetta arancione e l’archetto regolabile.
Non vedevo l’ora di provarlo, ma non mi fu possibile, mancavano le quattro batterie, dalle quali attingeva energia.
Il giorno seguente non stavo nella pelle, andai da Antimo, il mio giornalaio di fiducia, ed acquistai 4 batterie.

L’attesa finalmente finì.
Dopo aver impiegato circa 10 minuti per capire il verso di inserimento delle batterie, sollevai lo sportellino verde acqua inserì la cassetta con la compilation di Eros Ramazzotti, poggiai le cuffie sulle orecchie, tasto play, (adoravo quel click) e mi si aprì un mondo.

Avvolta dalle note di “Musica è”, viaggiavo in un mondo parallelo. Il suono, la musica arrivava diritto al punto, al cuore, all’anima, mi sembrò che fosse diversa, palpabile, reale, come se così non l’avessi mai sentita.

Il walkman diventò ben presto una parte di me, un prolungamento, grazie al quale potevo estendere i limiti sensoriali del mio corpo. Usavo la musica per studiare, per passeggiare, per isolarmi dal mondo quando pensavo che il mondo fosse contro di me, lo usavo per non sentire la nonna russare, per piangere a tempo di musica per un brutto voto a scuola o per placare la mia rabbia per un flirt andato male, e per sognare.

Ben presto scoprì, che nulla è per sempre. Il mio smoderato uso del walkman, comportò l’acquisto di batterie ogni 3 quattro giorni, 5 se ascoltavo i cantanti con la voce rallentata e con toni demoniaci.

Dopo qualche tempo trascorrevo pomeriggi interi a srotolare la pellicola delle cassette.
Il nastro si arrotolava alle testine, in un modo che per scioglierlo, impiegavo interi pomeriggi, mi applicavo come un chirurgo. Dopo aver usato il mignolo per riavvolgere e recuperare la pellicola arrotolata, la biro bic mi venne in soccorso. Casualmente fatta in modo da combaciare con i gancetti della bobina. Tutto divenne più veloce e divertente.
Il principe azzurro non lo ricordavo più. Non era più una priorità.
Le cuffie mi isolavano, ritagliando pezzi di tempo tutti per me. In estate non risultavano comodissime, ti facevano sudare pure i timpani, ma non ero molto esigente, mi bastava la musica.
Da quel giorno si sono alternati nelle mie borse walkman di ogni genere, con accessori aggiunti per ascoltare la musica in due, per registrare, per ascoltare i cds, e poi auricolari, ipod, cuffie bluetooth…
Oggi semplicemente degli oggetti incredibili, che usavano gli antenati.
Ma quanto era bello premere Play e attendere dopo un giro di fruscio della cassetta, che le note ti invadessero l’anima e che il sole ti sorridesse?

COSA RESTERA’ DEGLI ANNI 80′

Raf
Don’t forget to smile

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